Storia visiva di un cartello
Foto e testo di
Michela Mazzorana
Luglio
2018
Davanti
all'immensità della natura, dunque, non siamo solamente piccoli, ma
inadeguati: crediamo di aver capito, e invece non abbiamo capito;
crediamo di essere al vertice della creazione, e ci comportiamo in
maniera indegna persino della nostra parte animale. (...)
L'uomo
si crede superiore alla natura, perché sa costruire delle macchine
che la sfruttano, la sporcano e la imbrigliano e perché, da pochi
anni, ha spinto la sua audacia fino a manipolare le fonti stesse
della vita; ma la realtà è che basta uscire in una notte d'estate
nuvolosa e senza luna, lontano dalle luci e dai rumori degli uomini,
per sentire chiaramente quanto la nostra presenza quaggiù sia
solamente tollerata.
Cit.
Francesco Lamendola, 2009
Quel
cartello l’ho trovato nell'ultimo pezzo di terra arsa dal sole
affacciato ad un mare così intenso da non poterlo più scordare.
L’ho inquadrato percorrendo la strada all'andata e l’ho voluto
portare con me al ritorno, riproducendolo in uno scatto; anche se
stavolta, per la prima volta, un furto, lo stavo quasi ipotizzando.
Si capisce che per la maggioranza dei passanti quel cartello dà una
semplice informazione. Un po’ insolito da trovare, può passare
però inosservato a tanti “poco fotosensibili”.
E
di questi tempi di fotografi improvvisati, da tanta facile tecnologia
e poca cultura, può sembrare quasi un bene. Ma “quel pezzo di
metallo bianco, nero e blu” può acquistare un valore più ampio se
davanti se lo trova una fotografa con la passione per la riflessione.
Penso: “Poteva anche bastare il semplice pittogramma di una
macchina fotografica stilizzata per avvertire i turisti di essere in
un posto dove si poteva immortalare un panorama suggestivo”. Ed
invece no, in quel rettangolo, si trova lo strumento più lontano
dallo scatto a raffica e dal leggero onnipresente smartphone. Ricorda
vagamente il banco ottico ma si tratta semplicemente di una macchina
fotografica a soffietto tipica degli inizi del Novecento, munita di
cavo per l'autoscatto. Si vede che anche i nostri bisnonni un po'
vanitosi lo erano.
Sembra
un’ ironica provocazione. Tuttavia non sono rimasta affascinata
solo da quel modello così arcaico, già di per sé interessante,
bensì mi ha stuzzicato il rapporto in scala fra il minuscolo omino
che guarda e quell’imponente attrezzatura.
Ubriacati di infinito, non costa nulla e ti può rendere felice.
Se
qualcuno ha visto cartelli simili o uguali, in altri luoghi, me lo
può far sapere? Grazie!
La
mia mail è sempre la stessa: mm@fotovisualidea.com