Come
scegliere o non scegliere un fotografo. Attenzione al “furore
creativo imperativo”!
Riflessione
semiseria, per evitare il fotografo sbagliato.
Testo e immagini di Michela Mazzorana, © 2018
Testo e immagini di Michela Mazzorana, © 2018
Sarà
che di mostre in gioventù ne ho fatte diverse e le foto da scartare
per preferire, quelle che in quel momento ritenevo le migliori mi
provocavano un senso di
Ingiustizia
verso “le scartate”, le indegne di apparire davanti allo sguardo
altrui nonostante fossero comunque “figlie” del mio ingegno. Ma
anche tralasciando i sentimentalismi, quando un fotografo o pseudo
tale, sceglie delle foto per una sua personale, ha il diritto,
secondo me, di pubblicare il materiale che raccolto, nei
mesi o negli anni, meglio rappresenta il suo pensiero. Pagando le
opere che stamperà si può arrancare il sacro santo diritto di
decidere ciò che è meglio scartare e ciò che preferibile rendere
pubblico del suo archivio digitale. Ma andando oltre il lato
economico, l’autore sceglie il meglio di sé, il resto però ci è
precluso e nessuno lo vedrà ed e come non ci fosse. Invisibile
come inesistente.
Ciò non vale, a parer mio, quando si tratta di confezionare (parola corretta pensando che un album sia un prodotto sartoriale di un certo valore) un fotolibro o simili che racconterà a dei committenti la storia di un giorno che vogliono indimenticabile altrimenti non avrebbero voluto un fotografo professionista al loro seguito.
Ed invece, sempre più spesso, delle coppie mi raccontano di amici che hanno scelto un fotografo e si sono poi ritrovati nell’album delle foto che non volevano, non potendo assolutamente scegliere le loro preferite. L’artista fotografo, non si sa in preda a quale “furore creativo imperativo” (termine coniato dalla sottoscritta e guai a a chi me lo tocca!!!), non permette assolutamente alla coppia di decidere quale delle 2000 immagini presentate in chiavetta, possano diventare pagine e quali invece debbono, rimanendo file, perdersi nell’oblio.
Allora, qui sarebbe da fare un discorsetto con i fotografi più che con le giovani coppie che volete circuire ma tanto mi leggete entrambi perciò vale la pena spendere qualche parola, sperando che possa questo mio monologo aiutare qualcuno (anche ad andare in psicoanalisi se servisse). Perché mai, quando mai un fotografo può precludere la scelta degli altrui ricordi?
Ciò non vale, a parer mio, quando si tratta di confezionare (parola corretta pensando che un album sia un prodotto sartoriale di un certo valore) un fotolibro o simili che racconterà a dei committenti la storia di un giorno che vogliono indimenticabile altrimenti non avrebbero voluto un fotografo professionista al loro seguito.
Ed invece, sempre più spesso, delle coppie mi raccontano di amici che hanno scelto un fotografo e si sono poi ritrovati nell’album delle foto che non volevano, non potendo assolutamente scegliere le loro preferite. L’artista fotografo, non si sa in preda a quale “furore creativo imperativo” (termine coniato dalla sottoscritta e guai a a chi me lo tocca!!!), non permette assolutamente alla coppia di decidere quale delle 2000 immagini presentate in chiavetta, possano diventare pagine e quali invece debbono, rimanendo file, perdersi nell’oblio.
Allora, qui sarebbe da fare un discorsetto con i fotografi più che con le giovani coppie che volete circuire ma tanto mi leggete entrambi perciò vale la pena spendere qualche parola, sperando che possa questo mio monologo aiutare qualcuno (anche ad andare in psicoanalisi se servisse). Perché mai, quando mai un fotografo può precludere la scelta degli altrui ricordi?
Sono
d’accordo anche che le foto, un professionista rispetto ad un
profano, spesso anche se non sempre, le sappia valutare in modo più
corretto, ma qualcuno mi spiega quale smania spinge un cosiddetto
professionista a imporre là propria autorità su giovani coppie che
lo hanno scelto convinti che pagando potessero avere anche una
certa libertà di scelta?
Se ad
un fotografo viene commissionato un servizio ci si aspetta che
realizzi il lavoro certamente con la propria sensibilità e capacità
e allo stesso tempo si sa (o si spera) che presenti ai committenti il
suo racconto per immagini scremate almeno dalle foto tecnicamente
sbagliate.
E
qui casca il così detto palco...
Quando
io fotografo-artista consegno i “miei numerosi scatti”, non
dovrei vergognarmi di vederne alcuni stampati. Ciò che consegno è
la mia visione della giornata, non saranno tutti scatti spettacolari
ma sono il racconto di ciò che c’era, di chi c’era, e come tutto
si è svolto. Centinaia di immagini diventeranno memoria storica.
Se però decido di omettere la foto della tenera bisnonna perché
vista la veneranda età risulta poco fotogenica ed invece inserisco
la foto della solita ed immancabile zia d’America, scorbutica e
insopportabile che dopo il suo ultimo lifting appare perfetta nel suo
impeccabile completo color confetto, non faccio un grande figurone
agli occhi dei miei committenti, i quali si chiederanno che male
hanno commesso per avere nel loro album proprio la persona più
insopportabile, invitata "perchènonsepotevafareameno".
Nessun
male, cari sposi, avete scelto purtroppo il fotografo sbagliato.
Senza sensibilità ma carico di presunzione e boria, esteticamente
perfetto ma privo di empatia. Ormai la scelta è fatta e purtroppo
non si torna indietro! Andrà meglio per le foto del battesimo o
per chi non ha ancora scelto…